giovedì 27 agosto 2015

Caffé?



Caffè!
Non si resiste all'invito di bere un caffè.
Ditemi voi cosa c'è di più piacevole di una tazza di fragrante, nero e bollente caffè.
Prendere un caffè è un rito che si tramanda di generazione in generazione, uno stile di vita che è unicamente italiano, ma che ha valicato i confini del nostro paese. La tazza di caffè racconta la storia di un gesto tutto italiano che ha saputo conquistare il mondo. Per noi italiani la vita senza sarebbe inconcepibile.
Preparare e bere un caffè è un gesto antico, ma allo stesso tempo estremamente attuale; evocativo di profumi e gusti esotici, ma promosso a pieni voti tra le tipicità del vivere italiano.
Può un alimento essere tutte queste cose insieme?
La risposta è sì, se parliamo dell'eclettico e poliedrico caffè. E' per questo che piace e tanto. Ovunque.


 Da dove nasce l’amore per il caffè?
Il caffè è una bevanda speciale.
Rrappresenta un vero e proprio rito sociale: è simbolo di ospitalità, di socialità, di gentilezza.
Ma cos'è il caffè?
È una bevanda ottenuta con il passaggio lento dell'acqua calda attraverso uno strato di polvere pressata. Il caffè, tostato e macinato fine, offre una resistenza all'acqua tale che permette l'estrazione delle sostanze che regalano a questa bevanda quelle caratteristiche uniche di crema, corpo e retrogusto che ci piacciono tanto.
Per bere un buon caffè, di fondamentale importanza è la freschezza della miscela tostata e la qualità dei chicchi utilizzati. La massima fragranza si ottiene macinando il caffė al momento oppure utilizzando il caffè macinato, venduto in confezioni di latta sigillate, dove mantiene inalterate le sue proprietà.
Il caffè Dolcevita Manuel ha tutte le qualità necessarie di un caffè eccellente: è profumato, tostato al punto giusto, aromatico. Guardate qui il sito con la presentazione dell'azienda e dei suoi prodotti e capirete perché

http://www.manuelcaffe.it/it/azienda/storia


Come si serve il caffè?
Intanto la tazzina ha la sua importanza. La tazza tipica a forma conica, di porcellana, é l'ideale perché contribuisce a mantenere costante la temperatura, però a volte il caffè viene servito in bicchierini di vetro e viene definito caffè in vetro.
A casa, dopo mangiato, quando ci sono ospiti, la perfetta padrona di casa non serve il caffè in sala da pranzo, ma in salotto. Qui porta il vassoio con tazze e caffettiera e una piccola ciotolina di panna e un bricchetto di latte freddo.
Per essere perfetti è opportuno servire il caffè accompagnato con della piccola pasticceria e piccoli cioccolattini assortiti.
Come si beve?
La mano sinistra tiene il piattino, all’altezza del busto e senza appoggiarlo sulle ginocchia, la destra prende la tazzina, impugnando il manico senza infilare l’indice nel buco. Il caffè si mescola leggermente con movimenti separati e ascendenti, ossia muovendo il cucchiaino leggermente dall’alto verso il basso, senza fare rumore e senza girare vorticosamente il cucchiaino nella tazzina.
Al bar le regole sono diverse: si lascia il piattino sul tavolino e si prende solo la tazza...
Ci piace frequentare bar e caffè, sederci al tavolino, ordinare qualcosa, guardarci intorno. Ci piace respirare l’atmosfera di una città attraverso i suoi locali, scrutarne il passaggio da dietro una vetrina che il più delle volte, si affaccia su una strada trafficata o su una piazza del centro.
Stare seduti al caffè a studiare il mondo, per far trascorrere il tempo oppure per immergersi nella realtà brulicante di vita,  è un’abitudine vecchia come il Mondo che esiste da sempre. 
La storia racconta che spesso  in un caffè è nato un nuovo movimento culturale o è germinata l’idea di fare la rivoluzione. Pensate che era la bevanda preferita dagli Illuministi..
Geografia del caffè. 
Le regioni italiane maggiormente vocate al "culto" del caffè sono il Veneto e la Campania: Venezia e Napoli le città di elezione, che in tanti modi hanno esternato il loro amore per questa profumata bevanda.
Per la Campania parla il Monologo del caffè, probabilmente la scena più famosa della commedia di Eduardo de Filippo "Questi fantasmi" che è l'esaltazione, tutta napoletana, di un rito quotidiano, quasi sacro, in grado di conferire un momento di felicità a qualsiasi uomo.
Per il Veneto, la regione in cui vivo, parla la storia e la cultura di Venezia, dove, grazie alla posizione e ai rapporti commerciali con il mondo arabo, è nata la tradizione del caffè, diffusa poi nel resto d'Italia.
A Venezia la notizia della prima "botega da caffè" in piazza San Marco. Si è alla fine del XVII secolo, ma la vera esplosione del fenomeno avviene nel 1700, con la nascita di numerosi locali. Tra questi uno dei più noti e antichi è senza dubbio il caffè Florian, ancora oggi simbolo della città e di un certo modo di intendere il rito del caffè.
Alla "Bottega del caffè" dedicherà un'opera perfino il maestro del teatro veneziano, Carlo Goldoni.  La commedia si svolge intorno alla bottega del caffè, luogo di ritrovo di avventori abituali e di passaggio, collocato al centro della piazza, da cui si ha la visione di tuttigli edifici che l'attorniano. Qui ci si siede, si gusta un buon caffè e si discute su come salvare il mondo. Ieri come oggi. 
E, ieri come oggi, nel Veneto, c'è l'usanza di fare il cosiddetto "resentin" (o anche "rasentin" in alcune zone), ovvero il risciacquo: dopo aver bevuto il caffè corretto rimane sul fondo della tazzina una piccola quantità di bevanda, che si "pulisce" versandovi e bevendo un po' dell'alcolico usato per la correzione.
Si potrebbe, ora, anche parlare del caffè nell'arte, nella pittura, ma vi invito a documentarvi da soli. 
Qui vi lascio solo uno spunto: un particolare del quadro di Guttuso "Caffè Greco". 
E, intanto che cercate, mettete sul fuoco la macchinetta del caffè. 
Che sia caffè MANUEL, mi raccomando.
 

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