mercoledì 8 aprile 2015

Pasqua: the day after.

Dormire, mangiare, incontrare, riposare, chiacchierare, oziare, passeggiare, bere, degustare, assaggiare...
Azioni coniugate all'infinito, perchè è all'infinito che avremmo voluto farle durare. 
Sono, in ordine sparso, quelle che sicuramente tutti abbiamo fatto in questi tre giorni di vacanze di Pasqua.
Forse non tutte per tutti, ma sicuramente molte per tanti.
L'unica azione, però, fatta con certezza da tutti è stata quella di MANGIARE. 
Ognuno di noi ha coniugato questo verbo in tutti i tempi e in tutti i modi.
Ma sappiamo perchè a Pasqua mangiamo le uova, l'agnello e la colomba?
Perchè sono dei simboli. 
Noi poi, ognuno secondo tradizione e cultura, li cuciniamo in tutte le salse.

Cominciamo dall'uovo. In ogni tradizione si crede che l'uovo sia simbolo di “nascita”, ma anche di resurrezione. D’altra parte in molte civiltà del passato l’uovo era ritenuto all’origine dell’universo. Dalla specifica funzione dell’uovo come generatore di vita nasce il suo simbolismo pasquale: il mistero del passaggio dalla morte alla vita, della resurrezione. Già  nel IV secolo i cristiani si scambiavano le uova benedette come simbolo del Cristo risorto: l’usanza era talmente diffusa che la Domenica di Resurrezione era chiamata “Pasqua dell'Uovo”. E perciò è presente in tanti cibi tradizionali della Pasqua italiana, come  ad esempio nella “Torta Pasqualina” di Genova,  a base di bietole o carciofi e pasta sfoglia; oppure nelle “cuddhure” salentine, dolci di Pasqua confezionati a forma di colomba, cestino, gallo, pupazzi, che hanno al centro un uovo sodo col guscio colorato, fermato da due strisce di pasta incrociate. Anche l'uovo di cioccolato, quindi, racchiude in sé ancestrali e profondi significati fra cui un augurio di rinascita spirituale e una vita piena di dolcezze.
Il dolce a forma di colomba che si mangia alla fine del pasto pasquale, nonostante sia un’invenzione  della moderna industria dolciaria italiana, assume diversi significati così come diversi sono i simbolismi di pace e di fratellanza che la colomba ha avuto nel passato.
Quanto agli  agnelli  tradizionalmente consumati nel  pranzo  pasquale, l’usanza risale alla Pesach o Pasqua  ebraica, quando ne venivano immolati uno per famiglia, come aveva ordinato il Signore a Mosè e Aronne.  Alla Pasqua ebraica si ricollega la Pasqua cristiana, sicché  l’autentico significato, sebbene ormai dimenticato, della pietanza pasquale più tradizionale, non solo in Italia ma in tutto il mondo cristiano,  è palese: simboleggia  il Cristo sacrificato sulla Croce per la salvezza dell’umanità. Dunque mangiando l’agnello la Domenica di Pasqua, con la dovuta fede,  si commemora il sacrificio divino. 
Quando si dice che non di solo pane vive l'uomo...
E adesso un po' di moderazione, please!

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